SCUOLE


La partecipazione agli incontri con le classi di un Istituto superiore della nostra area si è svolta nell’arco di quattro mattinate, come l’anno precedente nel mese di febbraio. Questa volta le classi interessate erano terze (l’anno scorso erano le quinte). I membri Gamanon della nostra Area che hanno dato la loro disponibilità si sono avvicendati nelle mattinate. Presenti membri di Giocatori Anonimi. Il progetto scolastico è quello di educazione alla salute. Avevamo già inviato alla dirigente il Kit Scolastico, suggerendo di diffonderlo tra personale docente, di segreteria ed operatori e dipendenti che lavoravano nell’istituto. Sarebbe stata cosa importante che anche i ragazzi fossero informati sul tema delle riunioni. Da una parte mi trovo a mio agio parlando coi ragazzi, dall’altra sento la responsabilità di usare parole adatte alla loro età, ponendo la problematica come un avviso per scelte e riflessione sulle conseguenze che ne derivano, invitando a parlare con gli adulti che si rapportano con loro, senza sentirsi a disagio nel condividere un problema proprio, o di un famigliare o di un amico. Mi sono soffermata sulla fragilità che ognuno di noi può avere e di non avere vergogna né a provarla né a condividerla con persone di fiducia. Di qui l’importanza di essere a conoscenza sia dei segnali con cui la malattia della dipendenza inizia a manifestarsi e di quali aiuti il territorio possa offrire. La dipendenza relativa al gioco d’azzardo non è la sola dipendenza… Ho trovato difficile focalizzare coi ragazzi il senso della malattia che può prenderci, dal momento che non sappiamo quando il gioco divertente, accattivante, eccitante, che ci inserisce nel gruppo, che ci può anche far vincere soldi si trasforma in dipendenza. Nel Kit gli insegnanti hanno trovato spunti di riflessione (anche da mettere in atto nei colloqui coi genitori ) e quando erano presenti agli incontri hanno partecipato, così che la problematica è diventata momento di vita, di condivisione, suggerimento per l’autostima, che l’errore può essere superato sì con impegno e fatica, per non avere paura di affrontare cose che possono accadere ma solo conoscendole e condividendo dubbi e preoccupazioni possono essere gestite. L’aiuto da qualsiasi parte venga è sempre un aiuto, dai gruppi di associazioni dei 12 passi come la nostra, dai Serd, da professionisti. Come famigliare ho cercato di far comprendere come l’attenzione, che si usa sia a casa che a scuola, fosse da considerarsi come un pastello leggero che rimanda ad una nota di approfondimento e non come la rigaccia rossa o blu che sottolinea l’errore. Sì, c’è la chiarezza, la comunicazione onesta della scoperta del problema, i paletti da rispettare e l’amorevole ferma presenza che non è rabbia, denigrazione, risentimento, controllo, ricatto affettivo. Non si lascia solo nessuno. I Giocatori hanno demolito con ironia e a volte sarcasmo la figura accattivante del “guascone” o del “furbo”, dando la dimensione di come era ridotta la loro vita durante il periodo del gioco attivo... Le domande sono state pertinenti come: - allora come posso giocare senza problemi? In famiglia il gioco non è considerato come la droga o l’alcol… - dopo quanto tempo avete capito di avere un famigliare con la dipendenza dal gioco d’azzardo? -come si fa a rapportarsi ad un giocatore compulsivo e obbligarlo a recuperarsi? -avete trovato aiuto nella religione? Molte altre domande erano riferite ai giocatori, con l’interesse di sapere a che età avevano cominciato, quanto avevano vinto, se avevano perso qualche volta… Penso che, come ben ci diciamo, più sono giovani, meno abbiano la consapevolezza del problema e non vengono sfiorati dalle possibili conseguenze, il “ce la posso fare da solo“ per loro è naturalmente possibile. E’ qui la difficoltà di trasmettere un messaggio realista che non leda la loro giovane forza ma possa dar loro il coraggio di pensare e scegliere. Con gratitudine

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Liceo Scientifico

Con due G.A. ed un familiare Gamanon abbiamo incontrato 3 classi della classi quarte di un Liceo Scientifico. La nostra presenza era relativa al Progetto Salute per la prevenzione delle dipendenze progettato per gli studenti. I G.A. hanno presentato la loro Associazione ed io la mia Associazione di familiari Gamanon. Ciascuno di noi ha portato la propria testimonianza. I ragazzi erano interessati alle nostre testimonianze e ci hanno rivolto molte domande sul gioco, sulla malattia del gioco, e come un giocatore “toccava il fondo”. I G.A. sono stati esaurienti e convincenti nel dare Ie risposte agli studenti. Ho presentato quali sono i segnali che un ragazzo può avere per diventare un giocatore d’azzardo compulsivo (da Guida Gamanon per Ie Pubbliche Relazioni). Ho detto loro che il gioco d’azzardo può far parte della vita sociale dei genitori durante Ie vacanze o in attività sportive. E i ragazzi ricevono dagli adulti un consenso che il gioco d’azzardo é un gran divertimento, non solo dagli adulti, ma anche dai giochi inoffensivi che si trovano su internet, sui telefoni cellulari. Con i due G.A. ci siamo soffermati su come riuscire a cogliere questi segnali e abbiamo invitato gli insegnanti, gli adulti, e gli stessi studenti a recepire negli amici o nei parenti cenni di cambiamento. Abbiamo elencato quelli più riconoscibili e frequenti: inquietudine, voti scolastici peggiorati, perdita di giorni di scuola, se il ragazzo lavora non ha mai soldi in tasca. Ho avuto I’impressione che gli studenti non sapessero molto del gioco compulsivo e ho utilizzato la “Guida Gamanon per Ie pubbliche relazioni” come strumento che li possa aiutare a riconoscersi quando il gioco non é più un divertimento, ma li tocca, trasformandoli in un prossimo dipendente.

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SCUOLA SUPERIORE UNIVERSITARIA

L’incontro è avvenuto dopo la richiesta da parte della Scuola per la realizzazione di un loro progetto. All’incontro hanno partecipato 10 studenti ed una docente. Abbiamo presentato l’Associazione Gamanon e come il percorso del Programma dei 12 passi possa dare un supporto psicologico ed un aiuto spirituale ai famigliari del giocatore d’azzardo compulsivo. Condividere problemi e pensieri comuni con chi ha avuto una esperienza simile alla nostra è fondamentale per riuscire a cambiare il nostro punto di vista, a valutare le cose, a costruire la nostra essenza più profonda con forza spirituale e maturità emozionale. Gli studenti e la docente si sono mostrati interessati e colpiti dalle nostre testimonianze e ci hanno posto diverse domande che possiamo così riassumere: il giocatore chi è, come accorgersi della sua dipendenza, quale prevenzione mettere in atto, i giovani giocano. Le nostre risposte hanno seguito le indicazioni del Programma e gli strumenti del recupero: accettare l’impotenza, consapevolezza di sé, il miracolo delle riunioni, lo sponsor, il telefono, la letteratura, l’anonimato. Li abbiamo invitati a chiamare in seguito l’associazione Giocatori Anonimi, che è poi intervenuta con due membri. Ci siamo poste nei loro confronti come una figura famigliare, vuoi moglie, madre, sorella o amica che si rende conto che c’è qualcosa che non va. La consapevolezza della gravità della poca informazione e prevenzione ci ha portato ad essere molto schiette e realiste, determinate a rispondere in modo diretto, erano ragazzi adulti: in casa succede così, anche noi abbiamo impiegato tempo e forze per arrenderci all’evidenza, però abbiamo chiesto aiuto, senza girare la testa dall’altra parte o far finta di niente. Ogni volta che facciamo pubblica informazione riviviamo quei momenti e lasciamo trasparire la sofferenza che allora avevamo per compagna. Raccontiamo come adesso la serenità, il coraggio, la saggezza, la pazienza, la gratitudine, la tolleranza e la forza ci sono concesse, dal nostro Potere Superiore, un giorno alla volta.